Penso al paradossale destino dell’uomo, questo essere effimero capace di creare cose che durano più di lui.
E penso che forse è un segno, questo, della sua vocazione a lavorare per la vita, oltre i propri recinti personali. E immagino che di qui derivi quella intensa soddisfazione che l'individuo prova quando allarga i rami del suo frutteto oltre la cinta dell’orto. Quando il suo albero produce frutti in abbondanza per chiunque passi sotto e ne voglia.
E penso che la vita sembra non vada a economia, non faccia i conti all'osso, e che butti a miglioni quando serve solo uno. E che il di più non è spreco ma abbondanza.
Bellissima mis
RispondiEliminaLa natura ci regala tante proprietà curative che non sappiamo apprezzare.
RispondiEliminaad ogni modo hai talento non c'è che dire
RispondiEliminaAssieme alla scoperta della natura bisogna riscoprire i valori umani. Nella nostra società di efficientismo. non di efficienza sono ormai ridotti al lumicino.
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