"Prenda i farmaci e non ne abusi. Soprattutto: attento al transfer!" sibilò lo psichiatra, salutandomi sulla soglia della sua magione cittadina. "Tranquillo, Professore" - e lui già chiudeva la porta, tra le devastazioni motorie che i tic gli producevano. Di seguito, traversai viale della Lizza, sul far della sera quasi primaverile e, dopo 995 passi, mi ritrovai in Piazza del Campo, finalmente. Che splendida veduta - e luce improvvisa si spalancava tra i vicoli già ombrosi della cinta senese. C'era gente in giro ma io non la guardavo, intimorito dalle possibili seduzioni che uomini e donne potevano esercitare su quel me che si dibatteva, a detta dello strizzacervelli, tra paure e disabilità affettive. Strano a dirsi, una piccola scrofa che attraversava la Piazza mi tolse di colpo ogni pensiero. La seguii e quella sera la baciai, in Contrada dell’Onda, dentro un nirvana di ciottoli e tufo.
Penso al paradossale destino dell’uomo, questo essere effimero capace di creare cose che durano più di lui.
E penso che forse è un segno, questo, della sua vocazione a lavorare per la vita, oltre i propri recinti personali. E immagino che di qui derivi quella intensa soddisfazione che l'individuo prova quando allarga i rami del suo frutteto oltre la cinta dell’orto. Quando il suo albero produce frutti in abbondanza per chiunque passi sotto e ne voglia.
E penso che la vita sembra non vada a economia, non faccia i conti all'osso, e che butti a miglioni quando serve solo uno. E che il di più non è spreco ma abbondanza.
Un altro racconto enigmatico abbinato a foto seducenti.
RispondiEliminaRacconto stupendo e anche le immagini entrano in esso. La frase "nirvana di ciottoli e tufo" è inoltre puro erotismo intellettuale. Pochi capiranno cosa intendo, forse tu.
RispondiEliminaGrazie che hai deciso di esistere in questa forma terrestre e così allietare tutti noi.