Ogni giorno della nostra vita ci capita una cosa davvero strana. Chiudiamo gli occhi, dimentichiamo ciò che ci circonda e ci mettiamo in viaggio verso un mondo fantastico. In questo regno immaginario possono capitare cose straordinarie, orribili, meravigliose, impossibili. Alla fine riprendiamo coscienza, apriamo gli occhi e continuiamo a vivere come se non fosse successo niente di particolare. Eppure…
Penso al paradossale destino dell’uomo, questo essere effimero capace di creare cose che durano più di lui.
E penso che forse è un segno, questo, della sua vocazione a lavorare per la vita, oltre i propri recinti personali. E immagino che di qui derivi quella intensa soddisfazione che l'individuo prova quando allarga i rami del suo frutteto oltre la cinta dell’orto. Quando il suo albero produce frutti in abbondanza per chiunque passi sotto e ne voglia.
E penso che la vita sembra non vada a economia, non faccia i conti all'osso, e che butti a miglioni quando serve solo uno. E che il di più non è spreco ma abbondanza.
Sei bella quando dormi.
RispondiEliminaPensavo di ignorare questo post lasciando orfane le tue parole anche se hanno una madre e diversi amanti, ma nel chiudere la finestra ho visto la pioggia, diffusa e incessante. E così ho pensato: la stessa pioggia nella sua immensità è qui con me nello stesso istante che è lì con te, questo ci lega in un'unica presenza, ma rimane anche la sola vicinanza possibile. Non rispondere ma ascolta.
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