Rischio di impazzire se penso che per una piccola inclinazione dell’asse terrestre si susseguono, una avanti all’altra per millenni, le stagioni, il caldo ed il freddo, la brina e la pioggia. Si susseguono, appunto, ogni giorno non è mai uguale a se stesso.
Nonostante ciò so che dimenticherò il caldo di oggi. Sarà una giornata d’estate come tante altre, una delle tante. L’infinito dei giorni si correla all’infinito calore del sole e l’uno annulla l’altro, generando dimenticanza e perdita.
Il canto delle cicale fuori mi riporta alla realtà: non c’è cosa più finita di una cicala. Un insetto che si sente ma non si vede ma che muore in poco tempo. Il canto delle cicale non è costituito da una sola cicala, non riesco a distinguerne una sola, sento un coro.
E allora torno all’infinito: una cicala muore, una nasce, un milione cantano e tutto si sussegue, come le stagioni, come il sole che sorge e tramonta.
Solo io e te siamo essere finiti con la coscienza di esserlo. L’universo non ha coscienza, la natura non ha coscienza, tutto procede senza coscienza, perché la coscienza porterebbe al caos ed alla pazzia.
Un pensiero molto profondo. Il tocco di rosso ti dona. Bella canzone.
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RispondiEliminaHai descritto poeticamente ciò che scientificamente affermò il piu grande sociologo di tutti i tempi Max Weber. Cioè che la "cultura" è una sezione finita dell'infinità priva di senso dell'accadere del mondo, alla quale viene attribuito senso e significato dal punto di vista dell'uomo.
PS: devo uscire dal labirinto mentale che mi crea il tuo pensiero. Troppa bellezza fa male. Dai significato all'eterno impermanente privo di significato, ma la tua è acqua pura che mi esce a goccie dalla mano. Temo scelte drastiche, sempre meglio di una lenta ma inesorabile caducità.