Il mio novembre inizia in diversi modi.
Inizia con una persona in mezzo a un parco arancione. Anche lei è arancione, e si confonde a volte con le foglie. Io invece sono nera e un po' questo mi fa sentire in colpa: sento quasi di rovinare il quadro che si è formato costringendo un potenziale osservatore a concentrarsi su di me. Camminiamo per ore, dicendoci cose a volte frivole a volte importanti. Essenzialmente, ho alla mia sinistra una persona che amo e che non posso amare di più, che mi ama e non può amarmi di più.
A un certo punto prende un sasso con una strana venatura a spirale, mi dice che l'affascinano le spirali e le galassie e quel sasso ne ricorda una.
Inizia in una chiesa, con una messa dei defunti, dove mi sento un po' a disagio perché quando arriva il momento del credo non me la sento proprio di pronunciarlo, e quando il don passa con l'ostia non me la sento proprio di accettarla. Ma ci sono un po' di nomi che conosco. Conoscevo. Sentirli mi solleva, prendere parte a un rito che capisco e apprezzo, ma in cui non credo a fondo, mi lascia confusa. Per ogni nome fatto, viene portato un sasso bianco sull'altare.
Inizia in ritardo, oggi, quando mi rendo conto che effettivamente è novembre. Me ne accorgo perché sono in casa da sola e io ho voglia di stare più sola di quanto non sia già. Prendo l'auto e torno nel paese dove vivevo da bambina, raggiungendo il lago dove andavo da bambina, con la musica che ascoltavo da bambina. Mi siedo sulla riva del lago, prendo un sasso, lo lancio in acqua. Ripeto il gesto altre volte, con altri sassi. Penso di essere triste, ma non lo sono. Non sono felice, né sono altro. Penso di essere come questo mese. Alla fine eppure in mezzo; un po' come non appartenesse veramente al calendario.
Rendi tutto magico con i tuoi racconti, anche le cose più semplici.
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