Chissà se la memoria ha un colore. La mia non più: non ha contorni, non ha pieni, non ha vuoti, non ha un sotto, né un sopra. Ricordi liquidi, senza alcuna forma: pioggia fredda, nebulosa e sottile che silenziosa si perde in mille rivoli e penetra nel terreno, negli interstizi più infinitesimali fino a perdersi senza lasciare traccia. C’è solo un pallido sole e non basta a farla evaporare. E il tempo non è ciclico, né lineare ma ormai definitivamente frammentato: il cerchio e la linea sono esplosi in una moltitudine di punti indipendenti, dispersi, distinti e distanti, senza dimensione. Punti inerti, senza legante, senza cemento, senza alcuna congiunzione reciproca. Ed io vago persa nell’universo di puntuali possibilità. C’è fretta, c’è fretta, tutto deve cambiare adesso, basta aspettare, è tempo di spostarsi, di cambiare posizione, insistere è deleterio, abbandoniamoci a nuove e meravigliose opportunità, l’eternità sgomenta… E sento il terreno sotto i miei piedi che lentamente di...