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I ritorni

Devo molto al ritrovato contatto quotidiano con la natura. Mi ha fatto uscire da una situazione di inquinamento che mi aveva portato vicino alla fine. Ha ricostituito le mie energie, ha stimolato la ricerca di un modo fecondo e sano di pensare, progettare, sentire.
Ho capito che la natura, la biologia, l’organismo vivente, è una scuola infinita di evoluzione e offre la lezione importante che le forze della vita prevalgono sempre su quelle contrarie. Mi ha spinto ad uscire da vecchi schemi mentali, immettendomi in un processo di continua evoluzione.
Ho capito che lo schema delle stagioni non è semplicemente nascita, crescita e morte, ma nascita crescita morte e rinascita. L’innovazione è insita nel processo naturale. Lo vediamo in primavera: innovazione vuol dire diventare nuovo, vergine, innocente, fresco per ripartire e andare avanti, lasciando cadere le scorie del vecchio.
Sono felice di ripensare tutto, il lavoro, lo stile di vita, l’uso dei mezzi cognitivi, il progettare, il costruire, sulla base del rapporto con la natura.

 





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Un film della vita

Una volta mi bastava leggere tre quotidiani al giorno per avere la certezza, o quasi, di essere in contatto con la realtà. Oggi è piuttosto diverso. Sono disincantata. C’è tanta televisione, tanto internet, tante immagini. Nell’epoca ingenua le immagini dovevano mostrare la realtà, poi hanno finito per chiarire che mostravano innanzitutto se stesse. E forse è proprio quello che devono fare. Alla fine dobbiamo liberarci dall’idea che le immagini, ma anche le parole, mostrino qualcosa che si chiama realtà. Le nostre parole (e le nostre immagini) non mostrano: costruiscono la nostra realtà. La vecchia “realtà” è diventata “la cosa”. Ed è come se “la cosa” fosse lì, perennemente disponibile a mettersi in posa per noi. Apparentemente sotto la nostra direzione – poi è da vedere. “La cosa” è una miriade di comparse disponibili alla lavorazione del nostro film. Rovesciamento: non viviamo più nel mondo delle cose: tendiamo a vivere nel film costruito da noi. La realtà dunque non è ...

Sguardo di fuoco

Esci presto il mattino e lungo la strada ti avvii. Incendi le nuvole d’incanti, spalanchi voragini nell’umida terra che ti brama. Vibra l’aria d’intorno e in risonanza tremano i colli.   Chi e dove accordò quello sguardo di fuoco in sintonia con le meccaniche celesti? Amo i tuoi passi sulle foglie che cantano. Un sortilegio, il profumo di muschio che ti segue.      

Specchio delle mie brame

All’inizio lo specchio era solo uno specchio. Ma aveva già tutto il mistero e il potere dello specchio. Guardarsi allo specchio non andava senza conseguenze. Il mito di Narciso ne è la testimonianza. Lo specchio poteva servire per controllarsi, per un esame di coscienza, per correggersi, per un sano amor proprio… oppure poteva produrre quell’incanto, quella malia che l’innamoramento della propria immagine mette in scena e che può portare a smarrire se stessi, la realtà e a inquinare i rapporti con il mondo e le persone.