Nella nostra (mia) vita ci sono itinerari che ti portano a sperimentare
la gioia e perfino l’estasi dell’essere al mondo. È un po’
l’aspirazione dei vari itinerari della spiritualità. In armonia con la
natura, la meditazione che ti collega con la profonda sacralità
dell’universo, la pace del cuore, etc… Ecco, mi dico, questo è il
Paradiso Terrestre. Non c’è bisogno di altro e tutto è colmo.
Ma, a un certo punto emerge l’albero della conoscenza e tutto cambia. Mangi la mela e sei cacciato.
La
conoscenza è innanzitutto la consapevolezza che il tuo desiderio
sopravanza ogni bene che hai, ogni cosa che esiste, ogni traguardo
raggiunto. La conoscenza che ti fa “come” Dio – anche se solo nel senso
che il tuo desiderio è senza limiti, infinito.
E, mangiando questa
mela, tu esci dal Paradiso Terrestre e ti metti al lavoro, intraprendi
un cammino che è tutt’altro che pacifico, per conquistare l’altrove.
Il
sentimento che provavo in queste riflessioni non era quello di una
colpa, ma piuttosto la scoperta di un trucco fantastico della vita, che
ti spinge ad andare oltre. La cacciata dal paradiso Terrestre risultava,
nella mia interpretazione, il processo stesso della creazione della
vita.
Il Paradiso Terrestre è il grembo materno, dove tutto è dolce e
pacifico. Ma da cui, per essere e per vivere, vieni espulso.
La
trasgressione che rompe l’armonia originaria diventa un gesto coraggioso
e creativo. La colpa diventa una “Felix culpa”.
È analogo alla
decisione dell’emigrante che va a cercare l’America, non perché in casa
non ci sia abbastanza, ma perché ha scoperto – la conoscenza – che il
suo cuore desidera di più.
Penso al paradossale destino dell’uomo, questo essere effimero capace di creare cose che durano più di lui.
E penso che forse è un segno, questo, della sua vocazione a lavorare per la vita, oltre i propri recinti personali. E immagino che di qui derivi quella intensa soddisfazione che l'individuo prova quando allarga i rami del suo frutteto oltre la cinta dell’orto. Quando il suo albero produce frutti in abbondanza per chiunque passi sotto e ne voglia.
E penso che la vita sembra non vada a economia, non faccia i conti all'osso, e che butti a miglioni quando serve solo uno. E che il di più non è spreco ma abbondanza.
Questo peccato che è la conoscenza o meglio, la voglia di conoscenza, sarebbe un bellissimo motore del mondo
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