Questa gioia d’incominciare la giornata, al risveglio.
Il piacere della mia casa vascello per navigare l’oceano dell’essere.
Un cielo terso, fuori che promette sole e aria fresca.
Continuo a lavorare al miglioramento di me. Alla creazione di me. Mi servo di questa sorta di specchio che si crea nella riflessione.
È lavorando su di me che incontro gli altri più a fondo.
La comunicazione è come muovere le gambe seduti ai bordi della stessa vasca: immersi nel medium che ci collega.
È quello che sono che arriverà agli altri, non quello che recito. Spalancherò gli occhi per vedere la bellezza negli altri, per nutrirmi e godere la vita.
Non credo più da tempo nella critica costruttiva. È avvenuto da sé.
Preferisco il lavoro di produzione di proposte, alternative, nuove interpretazioni, idee...
In questa prospettiva scoprire la realtà è un po' inventarla.
All’inizio lo specchio era solo uno specchio. Ma aveva già tutto il mistero e il potere dello specchio. Guardarsi allo specchio non andava senza conseguenze. Il mito di Narciso ne è la testimonianza. Lo specchio poteva servire per controllarsi, per un esame di coscienza, per correggersi, per un sano amor proprio… oppure poteva produrre quell’incanto, quella malia che l’innamoramento della propria immagine mette in scena e che può portare a smarrire se stessi, la realtà e a inquinare i rapporti con il mondo e le persone.
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