Passa ai contenuti principali

Avere una storia

Percorro con una certa consapevolezza la mia storia. Mi piace avere una storia. Desidero avere una storia per sentire che la mia vita ha un senso, una direzione di marcia, che raccoglie il susseguirsi dei giorni e l’alternanza degli eventi. 



Avere una storia sembra rendermi più ricca come persona. Non voglio limitarmi a commuovermi o eccitarmi alle storie lette, viste, sentite, per poi rientrare in una dimensione piatta. Voglio avere io la mia storia, con tanto di colonna sonora. So che c’è questa possibilità. 



Avere una storia viva e avventurosa è essere impegnata, in qualche modo, in una ricerca. Risponde a quella sorta di inquietudine di fondo che mi abita e che mi spinge a uscire dall’esistente, a non rimanerci intrappolata. 



Avere una storia come ricerca è il modo di esprimere la domanda che io sono. Non sono tanto una risposta quanto sono piuttosto una domanda. Ricercare e domandare è la stessa cosa. E la forma di questo domandare è una storia-ricerca. 



L’oggetto del desiderio non è chiaro, limpido fin dall’inizio. La ricerca s’innesca anche se il suo oggetto è oscuro. Una delle aspirazioni della ricerca è scoprire che cosa si vuole veramente, in fondo. Conviene immaginare che l’oscuro oggetto del desiderio si disveli gradualmente nel corso della storia, assumendo forme che evolvono, che si concatenano l’una con l’altra in maniera spesso sorprendente. Le metamorfosi del desiderio fanno parte della sorpresa della ricerca, del gusto dell’avventura. 



Strettamente intrecciata con la storia esteriore, con le cose che si fanno, c’è una storia interiore, le conquiste che riguardano il vedere, il sentire, il desiderare, la consapevolezza, la gestione degli umori, gli atteggiamenti positivi dell’animo… È proprio l'intreccio tra interiore ed estriore che rende speciale, unica, la propria storia. Che la sottrae alla banalità dei semplici fatti. 



Raccontare le nostre storie è il luogo privilegiato della comunicazione che nutre, che stimola, che apre gli orizzonti e ci fa uscire dal banale. È il luogo dove possiamo scoprire lo spirito del tempo e le grandi idee che ispirano il cambiamento. 
È anche il luogo dove nascono amicizie sane, solidarietà consistenti, e si creano premesse per l’azione costruttiva del futuro.

 





 

Commenti

  1. E restano le tracce. Tracce, nelle ossa e nella pelle, fino ad un angolo del cuore.

    RispondiElimina
  2. la fotografa più brava del mondo

    RispondiElimina

Posta un commento

Post popolari in questo blog

Specchio delle mie brame

All’inizio lo specchio era solo uno specchio. Ma aveva già tutto il mistero e il potere dello specchio. Guardarsi allo specchio non andava senza conseguenze. Il mito di Narciso ne è la testimonianza. Lo specchio poteva servire per controllarsi, per un esame di coscienza, per correggersi, per un sano amor proprio… oppure poteva produrre quell’incanto, quella malia che l’innamoramento della propria immagine mette in scena e che può portare a smarrire se stessi, la realtà e a inquinare i rapporti con il mondo e le persone.      

Il mio presente

 Io vivo questi tempi e le loro sfide come il periodo più interessante della storia. D’altra parte è la mia epoca. Voglio dire che non ho mai sentito il bisogno di elogiare il passato rispetto al presente come se si fosse perso qualcosa. Le sfide sono lì a sollecitare il coraggio e l’industria, l’iniziativa, l’immaginazione, la ricerca.

Mettere ali

 Uscirò dal guscio, che prima protegge ma poi imprigiona, e metterò le ali.