Passa ai contenuti principali

La recherche

Se non sentissi il piacere delle parole disegnerei.

Disegnare si può fare in silenzio. Sono perfino convinta che venga meglio (non dover parlare quando disegni, non dover dare spiegazioni…).

Ma le parole mi piacciono. E quando parlo cerco di disegnare rapidamente quello che vedo. Nella libertà dei pensieri che scorrono in testa, che sono una sorta di danza che nasce dal sapere di essere, dalla gioia di sentire e vedere tutto questo.

Dico tutto questo perché non oso più definire il mondo, la vita, non ne ho più voglia. Non ho quasi più voglia di parlare di, preferirei parlare con, con le voci di tutto il mondo, della natura e della città, del cielo e della terra.

Parlare come danzare con tutto ciò che si muove e che è vivo. Anche il mondo umano, non solo ciò che chiamiamo natura, mi lascia stupita. Tutta questa rete creata dalla tecnologia e che consente a tutti noi di comunicare. Il movimento incessante di noi formichine, e quello imprendibile dei nostri pensieri.

Con chi parlo quando parlo da sola? È così bello quando parlo da sola. Sono sicura che non è solo guardarsi nello specchio. È trasmettere da qualche parte, entrare in contatto con. Lo dice anche la canzone (Io lo so che non sono solo anche quando sono solo). Parlare da sola è come disegnare.

Stamattina il sole ha fatto un grosso buco nelle nuvole. L’aria è fresca. Le finestre sono aperte. C'è aria di primavera.

La recherche... 








Commenti

  1. Ma anche tu disegni. Disegni con le parole e disegni con le foto. E disegni molto bene, se devo dire. Disegni cose molto belle.

    RispondiElimina
  2. Disegnare è interpretare ed interpretare è capire.

    RispondiElimina
  3. che freschezza questa foto!

    RispondiElimina
  4. sembra un luogo di campagna!

    RispondiElimina
  5. anche da te vedo c'è molto vento!

    RispondiElimina

Posta un commento

Post popolari in questo blog

E col pensiero io vado

Vieni, questa sera, con i tuoi piedini che suonano la tromba delle scale. Entra nell’abbraccio della mia casa. Aprirò la finestra e ti farò l’amore accarezzato dal vento delle stelle. Assaporerò i tuoi seni come pesche di vigna e le mie mani navigheranno sulle onde dell’oceano di dolcezza che tu sei. Cercherò le favole in mezzo ai tuoi capelli e respirerò la tua anima nel tuo respiro. Le mie reni sono sature di libidine di vita e le mani anelano a sollevare ogni velo. Tu sei la vita succulenta. E, benché ebbro, stordito e confuso dal nettare che trasuda la tua pelle, io sono io, pienamente consapevole, pieno, tondo, intenso e sano. E tu sei tu, lunare e luminosa.  

Band

Ho sempre sognato di scoprire la formula per lo spartito ideale. La vita creativa. Quella piena che senti dentro pulsare sotto la pelle, in ogni momento.
La vita normale, la più ragionevole e meritoria, è niente a confronto della vita ispirata. In quest’ultima non c’è niente, forse, di meritato. Tutto consiste nel tenere la vela aperta, mentre il vento ci soffia dentro. È grazia allo stato puro. Oh, sì, come sarebbe bello. Fosse tutto come suonare alla tastiera.    

Sinfonia monocromatica

Il fascino evocativo del bianco e nero. Il monocromatico. Immagino un ambiente abitativo, o uno studio creativo, con quattro o cinque di questi quadri, capaci di evocare quel pizzico di erotismo che condisce sapientemente le attività mentali, di ideazione, di progettazione. Il nostro approccio alla vita, parlo di quello quotidiano, quello che si esprime nel modo in cui e con l’umore con cui affrontiamo i compiti e le decisioni operative di ogni giorno è in fondo l’invenzione del nostro rapporto personale con la vita, la composizione musicale della nostra sinfonia.