Amélie Nothomb, in “Acido solforico” racconta una cosa deliziosa che fa
al caso di chi vive
situazioni di disagio.
Racconta di un prigioniero in un campo tedesco
durante la seconda guerra mondiale. Le condizioni di sopravvivenza
disumane e disumanizzanti. Lui e i compagni si stavano trasformando in
poveri selvaggi, bestie sofferenti. Nelle loro menti, pensieri
insopportabili.
Un giorno quest’uomo ebbe un’idea geniale. Inventò il
“gioco della dama”. Il gioco consisteva nell’immaginare che in mezzo a
loro ci fosse una dama d’alto rango, di fronte alla quale ci si sarebbe
dovuti comportare in maniera degna della sua nobiltà. Tutti accettarono
di costruirsi questa fantasia. Un po’ per volta, a forza di vivere alla
presenza della nobile dama, avevano ripristinato la civiltà e si resero
conto di essere salvi. Questa vittoria della mente sostenne i
prigionieri fino alla fine.
Mi sembra davvero una bella storia. La
comprende bene chi cerca di tenere alto il morale in
una situazione in cui il dolore e l’impotenza suggerisce quotidianamente
una sorta di deriva. L’immaginazione è capace di fare questi
miracoli.
“Chiunque conosca un inferno durevole o passeggero, per
affrontarlo può ricorrere alla tecnica mentale più gradevole che esista:
raccontarsi una storia. L’infelice che riesca a riempirsi il petto di
un soffio di grandezza rialza la testa e smette di compatirsi” (A.
Nothomb)
Interessante...
RispondiEliminaio sono affascinata dal tuo abitino...sembra uno che vidi la scorsa estate alla Coin! è possibile?? ti sta benissimo
RispondiEliminaSarebbe il caso che questa evidente verità venisse infine acquisita: l'ascesi non arricchisce la mente. Le privazioni non costituiscono una virtù."
RispondiEliminaDalla grande Amélie Nothomb