Una notte d’estate stavo camminando per strada. Ero da sola, sentivo il rumore cadenzato dei miei passi sull’asfalto, nessuna voce, nessuna auto, tutto era immobile e silenzioso. Mi sentivo comunque strana, come se qualcuno mi guardasse. Anzi, in verità avevo la sensazione che tanti occhi mi guardassero. Una infinità di occhi. Ero a disagio. Volevo fermarmi, legarmi una scarpa, grattarmi la testa e forse quella presenza oscura avrebbe proseguito il suo cammino lasciandomi in pace.
O magari no… quella cosa lì non aspettava altro che mi fermassi per attaccarmi, derubarmi uccidermi, non lo so. La mia angoscia stava salendo incontrollabile. Solo la notte intorno a me. Una notte come tante, pensavo. Potrei iniziare a correre, mi dissi… ma no, altrimenti avrei alimentato il sospetto che fossi colpevole di qualcosa.
Avevo fatto qualcosa di male!? No, che cosa potevo aver fatto. Allora improvvisamente girai su me stessa a trecentosessanta gradi ma non scorsi nulla. La mia immaginazione mi sta giocando un brutto scherzo, pensai. Ma l’angoscia non passava. Arrivata quasi a casa sentii volare un aereo sopra di me. Era una rumore lontano, sordo e ovattato, quasi impercettibile, ma in quella notte silenziosa tutto si amplificava o forse era la mia tensione che aumentava la mia percezione. Allora alzai gli occhi e improvvisamente capii.
Erano le stelle che mi guardavano minacciose: non aspettavano altro che cadessi. Alzai al cielo il dito medio ed entrai in casa.
O magari no… quella cosa lì non aspettava altro che mi fermassi per attaccarmi, derubarmi uccidermi, non lo so. La mia angoscia stava salendo incontrollabile. Solo la notte intorno a me. Una notte come tante, pensavo. Potrei iniziare a correre, mi dissi… ma no, altrimenti avrei alimentato il sospetto che fossi colpevole di qualcosa.
Avevo fatto qualcosa di male!? No, che cosa potevo aver fatto. Allora improvvisamente girai su me stessa a trecentosessanta gradi ma non scorsi nulla. La mia immaginazione mi sta giocando un brutto scherzo, pensai. Ma l’angoscia non passava. Arrivata quasi a casa sentii volare un aereo sopra di me. Era una rumore lontano, sordo e ovattato, quasi impercettibile, ma in quella notte silenziosa tutto si amplificava o forse era la mia tensione che aumentava la mia percezione. Allora alzai gli occhi e improvvisamente capii.
Erano le stelle che mi guardavano minacciose: non aspettavano altro che cadessi. Alzai al cielo il dito medio ed entrai in casa.
Sedeva solo, racchiuso.
Fuori c’erano le stelle, e una stella particolare col suo piccolo sistema di mondi. Poteva vederla con l’occhio della mente; nemmeno se avesse deopacizzato la finestra l’avrebbe vista con tanta chiarezza.
Una piccola stella, rosso-rosa, il colore del sangue e della distruzione, e con un nome appropriato!
Nemesis! Nemesis, la Dea della Punizione Divina.
Fuori c’erano le stelle, e una stella particolare col suo piccolo sistema di mondi. Poteva vederla con l’occhio della mente; nemmeno se avesse deopacizzato la finestra l’avrebbe vista con tanta chiarezza.
Una piccola stella, rosso-rosa, il colore del sangue e della distruzione, e con un nome appropriato!
Nemesis! Nemesis, la Dea della Punizione Divina.
Isaac Asimov, Nemesis
Racconto ironico e inaspettato. Bella citazione.
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