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Visualizzazione dei post da settembre, 2025

È sera

È avvenuto all’improvviso ed è durato poco. Ma ho preso appunti, rapidamente. Il fascino delle nubi e il vento che le scagliava sulle colline e la vegetazione. Ora tutto è passato ed è sera.

Innocenti evasioni

Era bello vedere come si avventuravano nel mondo giocando ai confini della città, nei vicoli vicino al fiume. Qualcosa di fresco, innocente. Qualcosa come un’energia pulita. Forse un archetipo che si poteva comprendere al volo. Io mi caricavo di energia e di sogni a quella vista. E ritornavo al lavoro con uno sguardo più largo.         

Espressione

Io sono ossessionata dall’espressione. Io vedo il mondo sotto forma di espressione. L’espressione è qualcosa che ha una sua storia segreta e profonda che merita cura e attenzione, è un’avventura che ci conquistiamo gradualmente, lavorando su di noi, lottando anche, e indovinando intelligentemente le forze su cui contare.  

Qualcosa di forte, qui vicino

I periodi di transizione sono aumentati nella nostra vita. Nel lavoro sembra più evidente. Ma anche nella vita privata. Dove ci sono i divorzi, i nuovi matrimoni, ma anchei passaggi a diversi approcci alla vita, una sorta di cambio di filosofie esistenziali. Sai? Quando ti ribadisci in testa nuovi principi, che apparentemente sono il contrario di quel che ti sei detto fino a qualche tempo fa. Il punto è che i periodi di transizione – sempre più numerosi e lunghi – sono periodi per cui non siamo tanto attrezzati a viverli. Noi, per lo più, pensiamo alle crisi come a periodi dolorosi e brevi. Devono essere brevi! Se ne esce con una decisione, un atto di volontà, una reazione energica. C’è una sorta di etica che dice, nella crisi: reagisci, volontà, decidi e parti di nuovo! Ma c’è un’altra etica, forse più profonda, che afferma: aspetta, ascolta, non avere fretta, decidi solo quando senti che la cosa è maturata dentro. Questo – la crisi – è il momento dell’ascolto, per u...

Tra l’incudine e il martello…

Voglio stare tra l’incudine e il martello. Voglio stare nella terra di nessuno, ancora per un po’. Voglio spingere il corpo a occuparsi di ciò che non esiste ancora, invece di lasciarlo risucchiare in ciò che è esistito un tempo – e questo, senza cancellare dalla vista tutti quei ricordi che salgono a galla man mano che percorro questi luoghi. Tra l’incudine e il martello…    

Effimero e durevole

Penso al paradossale destino dell’uomo, questo essere effimero capace di creare cose che durano più di lui. 

 E penso che forse è un segno, questo, della sua vocazione a lavorare per la vita, oltre i propri recinti personali. E immagino che di qui derivi quella intensa soddisfazione che l'individuo prova quando allarga i rami del suo frutteto oltre la cinta dell’orto. Quando il suo albero produce frutti in abbondanza per chiunque passi sotto e ne voglia.  

E penso che la vita sembra non vada a economia, non faccia i conti all'osso, e che butti a miglioni quando serve solo uno.  E che il di più non è spreco ma abbondanza.       

Stato di grazia

Direi che è come quando diventi bello. Qualcosa di magico succede. Prima eri come un sacco tenuto su a forza, oppure accasciato in un angolo. Ora, apparentemente c’è tutta la roba di prima, ma è comparsa una luce. I Greci classici dicevano: in tutto il suo splendore!  E tutto è snello, elastico, rilucente. È il flusso.
Io la chiamo anche ispirazione.
È lo stato di grazia in cui avviene l’ispirazione.