Sì, si ottengono risultati, ma si spolpa la vita di tutto quello che la rende incantevole. Più o meno è quello che mi viene in mente quando penso al modo di vivere, operare, progettare, pensare, secondo i dettami della razionalità performativa, efficace, manageriale, economicistica. È vero, se ti disciplini in maniera da non desiderare altro che i soldi e poi comprare, questa è una macchina efficace. Ma un’unica dimensione ti dà l’impressione di vivere davvero? Allora ci sono tanti altri modi di pensare, sentire, percepire, inventare, immaginare… e non importa se non portano quattrini. Portano vita.
Penso al paradossale destino dell’uomo, questo essere effimero capace di creare cose che durano più di lui.
E penso che forse è un segno, questo, della sua vocazione a lavorare per la vita, oltre i propri recinti personali. E immagino che di qui derivi quella intensa soddisfazione che l'individuo prova quando allarga i rami del suo frutteto oltre la cinta dell’orto. Quando il suo albero produce frutti in abbondanza per chiunque passi sotto e ne voglia.
E penso che la vita sembra non vada a economia, non faccia i conti all'osso, e che butti a miglioni quando serve solo uno. E che il di più non è spreco ma abbondanza.
liLa vita ha tante dimensioni, tante ragioni. Sceglierne una sola ci limita, ed al massimo possiamo vivacchiare... e perdere tutti gli altri sapori.
RispondiEliminaSe qualcosa non ti piace, cambiala. Se non puoi cambiarla, cambia il tuo atteggiamento. Non lamentarti
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