Il sito archeologico, illuminato dal sole, imperturbabile nella sua volontà di pietra, ripeteva la sua storia col medesimo entusiasmo di sempre. Giovani coppiette si baciavano sotto i templi austeri. I cani erano di casa, sonnecchiando all’ombra di leggende antiche. Emanuela, che studiava per diventare guida turistica, confidò a Xavier che, a suo parere, c’era qualcosa che non quadrava nel destino degli umani: “Il mondo è così ricco di cose, di storie, di bellezza e di avventura che una vita sola non basta che per un assaggio”. E continuava, allargando le braccia: “Certo non si può dire a Dio che cosa deve fare, ma, nondimeno, una sorta di protesta sento scaturire da sé da dentro il petto”.
All’inizio lo specchio era solo uno specchio. Ma aveva già tutto il mistero e il potere dello specchio. Guardarsi allo specchio non andava senza conseguenze. Il mito di Narciso ne è la testimonianza. Lo specchio poteva servire per controllarsi, per un esame di coscienza, per correggersi, per un sano amor proprio… oppure poteva produrre quell’incanto, quella malia che l’innamoramento della propria immagine mette in scena e che può portare a smarrire se stessi, la realtà e a inquinare i rapporti con il mondo e le persone.
E lei tra le rovine ci va vestita così....
RispondiEliminaquante foto enigmatiche!
RispondiEliminaSalutami la mia terra!
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