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La ricerca della felicità

Mattina presto. Cielo invitante. Farà sole, oggi. Aria che stimola l’azione.
Voglio vedere il mondo con i loro occhi dei bambini.
 

Ho voglia di avventura, scoperta, gioco.
 Il mondo “grande” è troppo pedante e noioso. Troppo ancorato sulla paura e su come fronteggiarla con sistemi assicurativi, preventivi, curativi. È giusto. Una società civile sviluppa queste cose. Ma senza unilateralità.

C’è qualcosa nello sguardo del bambino che l’adulto e il vecchio devono recuperare con impegno. Sfuggendo all’entropia. Alla vecchia storia del disincanto, dei dolori, della rassegnazione…

Mi ritrovo istintivamente portata a cercare e inventare una vita felice. Felice vuol dire dotata di senso. Un senso che io senta direttamente, possibilmente senza troppe mediazioni razionali.

Una vita interessante, innanzitutto perché coltivo l’interesse.

Fare quello che ami, una volta che hai scoperto i tuoi talenti e i desideri profondi, mi pare un ingrediente fondamentale.

Rispettare la propria natura e dialogare con la propria coscienza per trovare e inventare i modi di azione e le iniziative da intraprendere aiuta a non farsi risucchiare l’anima dagli specchietti per le allodole o da un eccessivo senso del dovere.

Serve a mantenere viva la domanda se la vita che decidiamo per noi è capace di suscitare l’entusiasmo del bambino che c’è in noi.


Di fronte agli ostacoli e le difficoltà è di aiuto un’opzione fondamentale, da rispolverare periodicamente: che la ricerca della felicità è una cosa da decidere in proprio, dentro di sé, senza chiedere il permesso a come vanno le cose, là fuori.

La giornata promette bene.


Io ce la voglio mettere tutta. Fare con passione le cose che decido di fare, le cose che faccio, è senza dubbio, un altro ingrediente okei della ricetta.
Desidero incontrare capitani coraggiosi, avventurieri, pirati, scopritori, eroi, condottieri e poeti. Gente che ha il coraggio di cercare la felicità.

Buona vita!

 



 

 

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