Ero una ragazzina allora, Avevo gambe elastiche e braccia forti. La maggior parte del tempo ero sugli alberi, o nei canneti, in fantasie selvagge e avventure incantate. Nell’aria pregna di natura danzavano gl’insetti e il silenzio del mondo era intriso del frinire di cicale. Danzavo nella vita senza parole e l’occhio scopriva in un battito le pietre di guado del corso d’acqua. Sapevo subito se scappare o affrontare e non mi frenavano i graffi dei rovi o i sassi aguzzi sotto i piedi scalzi. Ora quella ragazzina è ancora qui, ma non più quel corpo. E ne soffro un poco!
Io vivo questi tempi e le loro sfide come il periodo più interessante della storia. D’altra parte è la mia epoca. Voglio dire che non ho mai sentito il bisogno di elogiare il passato rispetto al presente come se si fosse perso qualcosa. Le sfide sono lì a sollecitare il coraggio e l’industria, l’iniziativa, l’immaginazione, la ricerca. Trent'anni fa, quando si cominciava ad avvertire la velocità del cambiamento, si parlava di resistenza e di shock. Penso invece che cambiare ci piaccia, che lo sognavamo da sempre. Vogliamo rinnovarci, provare cose nuove, evolverci, esplorare cosa riserva ancora la vita. Stiamo lavorando molto per addestrare la mente e la sensibilità al cambiamento. Stiamo superando i nostri limiti. In tutti i settori della vita. La vita mostra il suo affascinante volto di grande navigazione avventurosa.