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Procedere a fiuto

C’è una figura de I Ching – Il Seguire – che esercita su di me una certa attrazione. Seguire è un po’ l’arte di navigare con la vita, lasciarsi guidare, lasciarsi portare. Ma non in maniera passiva e da vittima.
È forse un modo di procedere che, tutto sommato, richiede meno sforzo. Non è una lotta contro qualcosa. È un andare attivamente dietro i segnali che trovi tra le cose, negli eventi, nella vita – per dirla con una parola generica.
Apparentemente il “seguire” è una rinuncia. Rinuncia a qualcosa che nella nostra cultura ha un certo apprezzamento: la volontà di imporre al destino le proprie decisioni, i propri progetti, la realizzazione dei propri obiettivi.
Ma è un’apparenza.
Di fatto è un modo di procedere che sceglie la linea di minore resistenza. Un po’ come fa l’acqua nel seguire la pendenza, colmando ogni avvallamento, e continuando a scorrere verso il mare. Evitando lo scontro, colloca la propria energia nelle circostanze della vita, in uno scenario di alleanza e di sinergia.
Io non sono una conoscitrice del mondo e del mercato. Non saprei dare dei consigli di sostanza a chi vuole sfondare in un certo campo, o vincere in borsa. Non saprei proprio da dove cominciare se mi chiedessi come fare a diventare miliardaria.

Ho imparato un po’ a gestire il mio umore, a rigenerare le energie, a ritrovare l’innocenza, la meraviglia, il gusto per le cose che faccio, ogni giorno. Si tratta del proprio benessere? Certo che sto bene. Il mio corpo è ancora giovane e le mie giornate scorrono nella gioia.

Queste cose hanno acquistato la precedenza rispetto agli obiettivi di successo sul mercato. Solo dopo essermi occupata di queste cose, mi metto a lavorare per ottenere dei risultati materiali: i mezzi per continuare l’avventura.

Non è certo un modello per la vita d’azienda.


Però – a stare a quel che sento e quel che vedo – c’è da chiedersi se il dinamismo dell’azienda oggi non sia compromesso almeno un po’ dallo stato di salute, fisica e mentale, delle persone che ne subiscono la tirannia. E forse, la tirannia della disciplina d’azienda, scaturisce dalla volontà di imporre (al mercato, ai dipendenti…) i proprio obiettivi, le proprie strategie, i propri modelli di organizzazione…

Ci sono alternative?





 

Commenti



  1. oggi si produce per guadagnare non produrre per creare ma guadagnare indipendentemente proprio dall'essere creativi ma soprattutto dall'essere sé stessi.

    il dio denaro è tutto in una azienda, guai a venir meno a tale ideologia, l'azienda fallirebbe e il dipendente creativo, il che ha bisogno del proprio tmepo, del proprio spazio per tirar fuori ciò che ha dentro finirebbe in mezzo alla strada. questo è il mondo di oggi, guadagnare per essere sociali altrimenti rimani fuori, diventi un associale .

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