Decisi che semmai mi fossi costruita un castello, sarei uscita spesso, lasciandomi il castello alle spalle. In fondo, mi sentivo più libera a girovagare sul territorio aperto e a ricominciare ogni volta daccapo.
Non eravamo noi a provare l’amore, ma era l’amore che aveva preso noi e ci trascinava per territori nuovi. E volevamo essere leggeri. Sapevamo che dovevamo camminare agili e veloci per i sentieri che il tempo ci portava. Dovevamo avere avere gambe agili e piedi robusti. E braccia pronte ad afferrare i rami. E a nuotare nel mare della vita.
Esci presto il mattino e lungo la strada ti avvii. Incendi le nuvole d’incanti, spalanchi voragini nell’umida terra che ti brama. Vibra l’aria d’intorno e in risonanza tremano i colli. Chi e dove accordò quello sguardo di fuoco in sintonia con le meccaniche celesti? Amo i tuoi passi sulle foglie che cantano. Un sortilegio, il profumo di muschio che ti segue.
Ottima decisione. Il castello da protezione si trasorma troppo spesso in prigione.
RispondiEliminaMeglio uscire
Il castello serve davvero solo se hai paura di quello che c'è fuori.
RispondiEliminadi chi è quel castello?
RispondiEliminama è tuo?
RispondiEliminavorrei anch'io un castello
RispondiElimina