Sembra un ordine.
Sembra qualcosa che non si può cancellare.
Non è arte.
È… un’impronta.
Come se qualcuno volesse dire:
“Questo è il punto. Qui. Fermati.”
E io mi sono fermata.
Perché certe parole, anche se non le capisci,
ti chiamano.
Qbo.
Tre lettere.
Senza vocale, senza senso.
Eppure… mi parla.
Forse è un codice.
Ma io ci vedo una domanda.
Una di quelle che non fai mai ad alta voce:
“Chi sei, quando nessuno ti guarda?”
“Cosa resta, quando tutto si spegne?”
Qbo.
Forse non significa niente.
O forse significa tutto.
Come certi silenzi.
Come certi incontri.
Come questo momento,
tra me, il muro…
e una parola che non vuole spiegarsi.
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