Che impressione, nel silenzio della passeggiata, queste pellicce di muschio sopra tronchi e rocce! Il senso di lussureggiante immaginazione con cui la vita si inventa, anche in minime porzioni di sé, come in questo pezzo di muschio. L’abbondanza strabordante con cui la vita si dà forma. Come se non ci fosse problema d’economia. Come se la vita potesse non badare a spese. Riempiendo ogni interstizio dello spazio con creazioni rigogliose. Assolutamente autosufficienti, fini a se stesse.
Una volta mi bastava leggere tre quotidiani al giorno per avere la certezza, o quasi, di essere in contatto con la realtà. Oggi è piuttosto diverso. Sono disincantata. C’è tanta televisione, tanto internet, tante immagini. Nell’epoca ingenua le immagini dovevano mostrare la realtà, poi hanno finito per chiarire che mostravano innanzitutto se stesse. E forse è proprio quello che devono fare. Alla fine dobbiamo liberarci dall’idea che le immagini, ma anche le parole, mostrino qualcosa che si chiama realtà. Le nostre parole (e le nostre immagini) non mostrano: costruiscono la nostra realtà. La vecchia “realtà” è diventata “la cosa”. Ed è come se “la cosa” fosse lì, perennemente disponibile a mettersi in posa per noi. Apparentemente sotto la nostra direzione – poi è da vedere. “La cosa” è una miriade di comparse disponibili alla lavorazione del nostro film. Rovesciamento: non viviamo più nel mondo delle cose: tendiamo a vivere nel film costruito da noi. La realtà dunque non è ...
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