La mia giornata è piuttosto piena. Ma ho sempre, alla sera, una sensazione di leggerezza.
Insomma, viaggio, cammino, mi muovo, è come una vacanza. Prendo il sole e l’aria aperta.
Penso
quando cammino. Sono arrivata alla conclusione che camminando si pensa
in maniera diversa. In maniera migliore. Si pensa con tutto il corpo. Il
pensiero si coniuga al respiro e al metabolismo.
Una parte del
pensiero è ascolto del corpo. Il corpo è fantastico nel riconoscere i
pensieri che nutrono. Il corpo mette in circolo sostanze quando la mente
incomincia a volare.
Dal pensare nasce tutto, per me. Nasce tutta la
mia avventura.
Quando rientro a casa tutto sembra già pronto, cucinato.
E non resta che sfornarlo. Metterlo in chiaro, proporlo, farlo
camminare.
Io credo che sto cominciando a vivere, finalmente.
E mi
rendo conto che esiste un mondo parallelo – rispetto alle strade
trafficate, agli stabilimenti e i centri finanziari…
Un mondo piuttosto
popolato. Gente che cerca in primo luogo il senso – non il profitto.
Vedo che ce la fanno a pagare le bollette. E hanno l’impagabile: la gioia di essere al mondo.
Quasi
tutti loro vanno a scuola dalla natura, dalla terra, dai boschi, dalla
coltura della terra. È lì che imparano di nuovo a parlare. È di lì che
traggono lezioni di vita. La frequentazione della natura dà loro nuove
metafore, nuove parole.
All’inizio lo specchio era solo uno specchio. Ma aveva già tutto il mistero e il potere dello specchio. Guardarsi allo specchio non andava senza conseguenze. Il mito di Narciso ne è la testimonianza. Lo specchio poteva servire per controllarsi, per un esame di coscienza, per correggersi, per un sano amor proprio… oppure poteva produrre quell’incanto, quella malia che l’innamoramento della propria immagine mette in scena e che può portare a smarrire se stessi, la realtà e a inquinare i rapporti con il mondo e le persone.
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