Devo molto al ritrovato contatto quotidiano con la natura. Mi ha fatto uscire da una situazione di inquinamento che mi aveva portato vicino alla fine. Ha ricostituito le mie energie, ha stimolato la ricerca di un modo fecondo e sano di pensare, progettare, sentire.
Ho capito che la natura, la biologia, l’organismo vivente, è una scuola infinita di evoluzione e offre la lezione importante che le forze della vita prevalgono sempre su quelle contrarie. Mi ha spinto ad uscire da vecchi schemi mentali, immettendomi in un processo di continua evoluzione.
Ho capito che lo schema delle stagioni non è semplicemente nascita, crescita e morte, ma nascita crescita morte e rinascita. L’innovazione è insita nel processo naturale. Lo vediamo in primavera: innovazione vuol dire diventare nuovo, vergine, innocente, fresco per ripartire e andare avanti, lasciando cadere le scorie del vecchio.
Sono felice di ripensare tutto, il lavoro, lo stile di vita, l’uso dei mezzi cognitivi, il progettare, il costruire, sulla base del rapporto con la natura.
All’inizio lo specchio era solo uno specchio. Ma aveva già tutto il mistero e il potere dello specchio. Guardarsi allo specchio non andava senza conseguenze. Il mito di Narciso ne è la testimonianza. Lo specchio poteva servire per controllarsi, per un esame di coscienza, per correggersi, per un sano amor proprio… oppure poteva produrre quell’incanto, quella malia che l’innamoramento della propria immagine mette in scena e che può portare a smarrire se stessi, la realtà e a inquinare i rapporti con il mondo e le persone.
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