Tutte le sere li depongo nel cestino accanto al letto – i sogni, per ritrovarli subito, appena sveglia.
Quanto tempo è che sogno? Mi sembra, ora, di aver vissuto solo un giorno, questo giorno che non finisce mai, e che sembra essere sempre solo come l’alba: che il giorno vero debba ancora arrivare.
E non sono neanche tanto sveglia.
Afferro i contorni delle cose come attraverso un vetro opaco.
E tocco la superficie della vita, non il cuore.
E quanto all’appetito, è sempre solo come all’aperitivo.
Alcune persone il sapore intenso della vita ce l’hanno addosso e dentro. Anche quando non lo sanno. E gli innamorati cercano le favole frugando con le dita tra i loro capelli. I poeti fioriscono versi incantati quando fremono d’amore. E che dire dei compositori? I più fortunati di tutti, che dicono in note le loro intense emozioni, senza dover ricorrere al vocabolario e alla sintassi. Innamorati e artisti possono sentirsi tanto vicini al punto X. E probabilmente anche conquistatori, leader e avventurieri…
Quando sento la stanchezza a sera, vedo la grande marcia degli umani verso la meta. E provo una strana nostalgia. Nostalgia di casa, credo.
Domattina, da riposato, sarà tutto uno scattare di guizzi, ma questa sera… che nostalgia!
All’inizio lo specchio era solo uno specchio. Ma aveva già tutto il mistero e il potere dello specchio. Guardarsi allo specchio non andava senza conseguenze. Il mito di Narciso ne è la testimonianza. Lo specchio poteva servire per controllarsi, per un esame di coscienza, per correggersi, per un sano amor proprio… oppure poteva produrre quell’incanto, quella malia che l’innamoramento della propria immagine mette in scena e che può portare a smarrire se stessi, la realtà e a inquinare i rapporti con il mondo e le persone.
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