Passa ai contenuti principali

Peter Pan, dove sei?

In effetti, in questi giorni, mi è capitato di parlare di frequente di Peter Pan e di quel che si pensa in proposito.
Forse la colpa è di Diego che ha aperto la questione con me o di Giada, che ha girato a Diego un mio massaggio dove compariva un cenno d’elogio al ragazzino che non vuole diventare adulto.

Personalmente mi sento sempre chiamata in causa quando si evoca Peter Pan perché condivido con lui il rifiuto di prendere per sacrosanto quello che si ritiene generalmente assodato sul senso del dovere, la responsabilità e la serietà dell’esistenza.
È possibile che si tratti di una patologia – e di fatto esiste una sindrome da Peter Pan nel linguaggio della psicopatologia – ma non mi ha mai convinto quella certa inclinazione al bigottismo pizzoso che generalmente è associato a questi richiami moralistici.
Col tempo ho associato il concetto di verità con i suoi effetti liberatori nella mente e nel cuore. E Peter Pan, con la sua filosofia del volare, esultare e combattere, ha su di me un forte effetto di alleggerimento dell’esistenza irresistibile.
Naturalmente non chiedetemi di giurare su quel che dico, perché so che si tratta soltanto di opinioni. Ma c’è qualcosa che mi spinge verso l’elogio di Peter Pan che proviene dalla mia esperienza personale e della storia di molti amici.

Tutto il grande senso del dovere con cui la gente si sacrifica (sacrifica i propri sogni, le aspirazioni, l’ambizione di diventare qualcuno e la libertà di perseguire la sua grandezza) per i valori più elevati della cultura e dell’etica produce raramente un sorriso schietto e innocente. E invece di partorire eroi affascinanti e incantevoli, produce umani doloranti e ingrigiti. 

Non è possibile che Dio abbia inventato un gioco chiamato Vita, dove le cose si rovesciano rispetto alle apparenze, gli ultimi diventano i primi, e le pecorelle che se ne sono andate in giro interessano il Pastore più delle 99 che sono rimaste in buon ordine dentro l’ovile?
Beh, non ho nessuna autorità per stabilire queste cose.
 Ma se scelgo la linea Peter Pan, posso almeno provarci e sperimentare l’avventura di… !

 





 


Commenti

  1. Amo piterp perché ha il coraggio di non accettare tutto senza nemmeno combattere

    RispondiElimina

Posta un commento

Post popolari in questo blog

Specchio delle mie brame

All’inizio lo specchio era solo uno specchio. Ma aveva già tutto il mistero e il potere dello specchio. Guardarsi allo specchio non andava senza conseguenze. Il mito di Narciso ne è la testimonianza. Lo specchio poteva servire per controllarsi, per un esame di coscienza, per correggersi, per un sano amor proprio… oppure poteva produrre quell’incanto, quella malia che l’innamoramento della propria immagine mette in scena e che può portare a smarrire se stessi, la realtà e a inquinare i rapporti con il mondo e le persone.      

Un abbraccio di fine anno

Sapevi di appartenere ad una nuova epoca, dove essere sarebbe stato navigare il cambiamento con audacia, energia e infinita curiosità.

Il mio presente

 Io vivo questi tempi e le loro sfide come il periodo più interessante della storia. D’altra parte è la mia epoca. Voglio dire che non ho mai sentito il bisogno di elogiare il passato rispetto al presente come se si fosse perso qualcosa. Le sfide sono lì a sollecitare il coraggio e l’industria, l’iniziativa, l’immaginazione, la ricerca.