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A proposito di quiete e creatività

 La voglio dire sincera: ciò che amo è ritrovare la pace – più che sostarci a lungo.

Mi fa bene mettere le cose in ordine, periodicamente, dando una bella forma al caos che si è creato esplorando. Ma una volta riassettata la casa e preso il caffè nella cucina pulita e irradiata dalla luce solare, sento il desiderio di aprire le porte a una sovrabbondanza di stimoli: più cose di quelle che riuscirei a gestire… È il senso dell’abbondanza della vita, connesso con la produzione di un certo caos.

Ho sposato appieno il principio contemporaneo della creazione del sé, dello sviluppo personale. Non la ritengo una chiusura egoistica. Contiene un valore universale. Appartiene ai diritti fondamentali dell’uomo, prima ancora e indipendentemente dallo stato e dalla società civile.

Mi piace pensare che il lavoro dedicato allo sviluppo personale venga a coincidere – anche senza intenzione – col dono migliore che si possa dare agli altri.

Svilupparsi vuol dire andare oltre l’esistente. Il pensiero razionale non è in grado di uscire dall’esistente: fa pulizia e mette in ordine (che è una bella cosa). Ma per lo sviluppo c’è bisogno di guizzi che ti schizzino fuori dall’esistente. E questo effetto lo attribuiamo a un potere misterioso che chiamiamo creatività.

Sviluppare creatività vitale e positiva è diventato dunque un compito, una cura – e nello stesso tempo un valore – forse il valore più sentito oggi.

L’ordine logico della creatività emerge sempre e solo a posteriori. Dopo si può tracciare il filo rosso che collega gli eventi. Prima ci sono tentativi e guizzi che comportano sempre un certo margine di caos, confusione, illogicità, paradosso, perfino stupidaggine, infantilismo, follia… Finché… Zac! L’evento che illumina le cose e apre l’orizzone.

I progressi sono nati sempre da questi guizzi creativi. La razionalità poi mette in ordine le cose e le amministra. La morale tende a frenare, a suggerire prudenza. La creatività ha la tendenza a schizzare fuori dalle remore.

Il gioco della vita è straodinario. 

 





 




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