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 Los ojos

E guardavo le profondità del cielo.



Di giorno è una cupola trasparente piena di luce rassicurante, la notte è miliardi di fori luminosi in un’oscurità senza fine di anni luce.


E, guardando, io mi chiedevo: e noi chi siamo, qui dentro, e per che cosa?



E andavo persa nell'impaccio viscoso del non aver cose sensate da rispondere a tali interrogazioni. Che quasi mi parevano sensate le parole di Luca: che non serve proprio a nulla darsi tanto da fare. E di Sartre: che l’uomo è un’inutile passione!



Eppure – dentro - questa voglia irresistibile di fare. Questo desiderio di andare e scoprire e lavorare l’universo e che l’inquietudine che sgorga dalla crepa dolorosa tra il sogno e l’esistente sia lì apposta per metterci in moto, per spingerci a trafficare…



E, pure, questo desiderio che tutto serva, che tutto abbia un senso, che tutto insegni, che tutto guidi, che tutto conduca a quell’altrove che chiama come fosse casa…


E tutto questo stupore, di chi è l’ultimo arrivato. E non solo per le galassie e i firmamenti, ma per la storia stessa dell’uomo e le conquiste e il lungo interminabile discorso che crea sapere e consapevolezza.



Oh, come vorrei…






Commenti

  1. Se avessimo tutte le risposte... forse sarebbe persino noioso,

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  2. conoscere l'infinito e oltre è del tutto impossibile per le nostre menti, almeno nell'immediato presente, domani poi... chi lo sa, con le nuove scoperte in campo tecnologico che la nostra specie compie, prima o poi lo navigheremo questo infinito, andando oltre quella barriera oscura che ci circonda.

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