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Festina lente

Ogni situazione offre molto più di ciò che cogliamo di primo acchito.


La cura dell’Essere – che è un modo simpatico e appropriato di definire la Filosofia – non scivola via rapidamente sulle prime impressioni. Ma si ferma. Opera intenzionalmente uno sforzo per arricchire la percezione.

I ragionamenti filosofici non sono fine a se stessi. Si adoprano per consentire nuove percezioni dello stato delle cose. È – alla fine – la percezione che decide del modo con cui traffichiamo con i dati di fatto. Per quanto i ragionamenti sottili e logici siano da apprezzare, alla fine l’intelligenza deve accettare il paradosso e riuscire a conviverci.

Benché in un mondo investito dal cambiamento dobbiamo imparare ad essere flessibili e adattabili illimitatamente, l’impatto del cambiamento non può essere navigato se non impariamo a fermarci in maniera adeguata. Fermarci per pensare, per acquistare consapevolezza.

Il cambiamento aumenta la varietà delle esperienze che ci entrano in corpo. Questa varietà può arricchirci soltanto se impariamo a digerirla. Altrimenti ci frantuma. Paradossalmente, in un mondo in cui domina la rapidità diventa ancora più fondamentale andare adagio, quantomeno fermarsi periodicamente. Ogni giorno.


Fermarsi, sedere (considerare) e guardare, consente di non essere sequestrati dal cambiamento, dalla variabilità, dalla rapidità. E, in certi casi, permette una visione più lucida del mutamento stesso.

Di fatto, non dobbiamo andare lenti. Dobbiamo procedere al tempo giusto che ci consente di digerire le esperienze. Al nostro ritmo.
 È questo procedere al nostro ritmo che permette di mantenere la gioia dell’esistere. Altrimenti la corrente ci risucchia ogni energia e ci strappa le carni con i suoi detriti.

E così, mentre impariamo ad essere snelli e leggeri, per scattare al momento opportuno, noi impariamo anche a fermarci e ritrovare il nostro ritmo per digerire l’esperienza e goderne.






Commenti

  1. Un pit stop ogni tanto, gomme nuove e via... a fare la pole position.

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