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In fondo...

In fondo, poi, si tratta di vivere. 



E ognuno è impegnato nella ricerca di come si possa entrare nel regno della gioia. Anche se molta letteratura ama trattenerti nella geografia del dolore. 



Io, di vivere, ho voglia. E di vivere nella gioia. E ci rifletto sopra, mentre muovo i passi durante la giornata. Semmai trovassi qualche segreto, qualche trucco, qualche espediente, per prolungare o riprodurre ciò che è già avvenuto. 



Perché, di fronte ad ogni considerazione scettica – di solito molto ben documentata e motivata: è facile documentare la tristezza! – bisogna che affermi che la cosa è già avvenuta. Mille volte… 



Sai cosa intendo dire. Quando hai provato una cosa, nessun argomento, anche molto giustificato, è in grado di fartelo dimenticare. 



Ma volere il Nobel per la gioia non significa non vedere il dolore, la tragedia e le ferite. Penso proprio di no. Come potremmo respirare l’aria del mondo se non sapessimo tutto questo dolore e sofferenza e malattia e violenza e obbrobri…? 



La scelta della gioia è pazza. Non sente ragioni, ma non è insensibile al dolore. La scelta della gioia è qualcosa che ti porta fuori del mondo senza lasciarlo – come le panchine su cui ti siedi per guardare oltre la siepe. È sentire la presenza di un’assenza. È cercare parole che diano ragione adeguata alla consistenza del desiderio che ti abita, sfidando la definizione corrente di ciò che è possibile e di ciò che è impossibile. 



In fondo non è una questione di scienza, di prove e dimostrazioni. 


È un saper essere, prima ancora che un saper dire. 



Anche se saperlo dire, sarebbe il massimo!






Commenti

  1. La presenza di una assenza... la gioia ch eti sa dare chi è con te anche quando è lontano.

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  2. La scelta della gioia è una saggissima follia
    Non ho molta affinità con le religioni di sorta, ma se, prima o poi, ne fonderai mai una, io mi ci iscrivo
    😀

    RispondiElimina
  3. Ti seguo da qualche settimana, scrivi cose molto belle,continua cosi, brava.

    RispondiElimina

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