Scrivo di me, narro e sento che sono viva, che sono presente. Godo anche di una certa euforia che la scrittura regala. Ma se dicessi che ho capito chi sono davvero, ingannerei me stessa. Intravedo che questa narrazione potrebbe durare all’infinito e mai mi mostrerebbe pienamente chi sono. Ho la netta sensazione, anzi, che io non sono completamente. E se cerco una realtà finita e definita non la troverò. Ne concludo che il proprio sé bisogna inventarselo. E qui entra in gioco l’arte.
All’inizio lo specchio era solo uno specchio. Ma aveva già tutto il mistero e il potere dello specchio. Guardarsi allo specchio non andava senza conseguenze. Il mito di Narciso ne è la testimonianza. Lo specchio poteva servire per controllarsi, per un esame di coscienza, per correggersi, per un sano amor proprio… oppure poteva produrre quell’incanto, quella malia che l’innamoramento della propria immagine mette in scena e che può portare a smarrire se stessi, la realtà e a inquinare i rapporti con il mondo e le persone.
Spettacolo!
RispondiEliminale tue opere sono belle proprio per questo motivo
RispondiEliminawow! che classe!
RispondiEliminasei sempre tu qui? mi piace quest'aria di mistero
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