Vieni, questa sera, con i tuoi piedini che suonano la tromba delle scale. Entra nell’abbraccio della mia casa. Aprirò la finestra e ti farò l’amore accarezzato dal vento delle stelle. Assaporerò i tuoi seni come pesche di vigna e le mie mani navigheranno sulle onde dell’oceano di dolcezza che tu sei. Cercherò le favole in mezzo ai tuoi capelli e respirerò la tua anima nel tuo respiro. Le mie reni sono sature di libidine di vita e le mani anelano a sollevare ogni velo. Tu sei la vita succulenta. E, benché ebbro, stordito e confuso dal nettare che trasuda la tua pelle, io sono io, pienamente consapevole, pieno, tondo, intenso e sano. E tu sei tu, lunare e luminosa.
Bello immaginarti bambina che sogni un castello delle fiabe.
RispondiEliminail mio castello è il mio mondo, inaccessibile per molti, oscuro per altri, un vero e proprio labirinto per chi non ha spirito di avventura...
RispondiEliminaScusatemi se mi intrometto nel vostro dialogo. Ma vorrei dirti Tacchialti94 che, se un giorno decidessi di farmi leggere pensieri sul tuo labirintico animo, sarò per te un attento e rispettoso lettore. Ciao.
EliminaIl mio castello, almeno quello sognato, è quello della tana dell'Aquila dove l'eroe stanco si riposa e si separa dal brusio della gente che comunque ama. Quello reale è il rifugio del gatto dove separarsi dall'incomprensione, avidità e rifiuto della gente.
RispondiEliminaIl castello è per me un'immobile fortezza perciò è altrove il luogo mentale e fisico dell'avventura, dove perdersi e ritrovarsi. Non mancano mai perciò nel suo ventre i luoghi più ameni, gotici ed esotici: le segrete, i labirinti e i sotterranei dove perdersi, cercare le proprie follie, la propria anima e i segreti inconfessabili. È anche il luogo da dove fuggire nella notte per salvarsi la vita quando il castello viene assediato.